Frittata di pasta

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…la frittata di pasta, o più comunemente chiamata la frittata di maccheroni è una tipica preparazione napoletana: un piatto unico e sostanzioso, davvero gustoso e squisito. Originariamente nasce come un piatto di recupero, cioè si preparava solitamente con la pasta avanzata del giorno precedente e con i formaggi ed i salumi rimasti nel frigorifero. Con il passare del tempo, dalle origini antispreco, si è passati anche alle versioni street food e frittatine di pasta monoporzioni fanno capolino in ogni angolo delle vie partenopee. Ottima fredda, una fetta di frittata di pasta è una delle merende preferite dei napoletani anche in estate, come pranzo da godersi sotto al sole, sulla barca o in spiaggia, quindi non preoccupatevi se comunque vi sembra un piatto non troppo estivo, provate e ricredetevi…

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Ingredienti:  (per 4 persone)

  • 280 g spaghetti
  • 6 uova
  • 100 g mozzarella
  • 100 g pancetta
  • 50 g parmigiano
  • olio d’ oliva qb
  • sale e pepe qb
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originariamente per la frittata di pasta si utilizzavano gli avanzi di pasta del giorno precedente…
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… e gli avanzi di salumi e formaggi che erano nel frigorifero

Preparazione:

Rompete le uova e versatele in una ciotola capiente, con una frusta sbattetele e aggiungete il parmigiano, continuate a sbattere con la frusta. Aggiustate di sale e pepe. Prendete la pancetta e tagliatela a dadini ed anche la mozzarella, riducetela a cubetti. Se avete in frigorifero anche altri avanzi di salumi o formaggi anche di consistenza più dura provate ad aggiungerli. Intanto cuocete gli spaghetti in abbondante acqua salata. Scolateli al dente e passateli sotto un getto di acqua fredda per arretare la cottura. Scolateli nuovamente. Naturalmente se utilizzate della pasta avanzata salterete questo passaggio, e non cisono problemi anche se volete utilizzare altri formati più corti degli spaghetti. Unite la pasta al composto di uova nella ciotola, mescolate accuratamente per amalgamare bene il tutto. A questo punto aggiungete anche la pancetta e la mozzarella a dadini e mescolate nuovamente. Prendete una padella antiaderente, ungete il fondo con poco olio e mettetela sul fuoco, versate tutto il composto di uova e pasta e cercate di livellare bene la superficie in modo da distribuirlo con cura per tutta la padella. Fate cuocere a fuoco basso, coprite con un coperchio, per circa 20 minuti, finchè la frittata non avrà assunto un bel colore dorato e la superficie sarà ricoperta da un acrosticina croccante. Giratela più volte durante la cottura.

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…in padella per 20 minuti a recipiente coperto…

cu ‘a pummarola ‘ncoppa

“……quasi 3000 anni fa, il basilico e la pummarola, amanti per contrasto, sia per quanto riguarda il sapore che per quanto riguarda il colore, si dettero appuntamento a Napoli per consumare una notte di passione. Il letto di nozze avrebbe dovuto essere una pizza. Il basilico fu il primo ad arrivare sul luogo dell’appuntamento: arrivò con i greci verso il X secolo aC (pianta nobile di origine persiana, Basileus voleva dire imperatore). La pummarola invece non fu puntuale: viveva in America e fu costretta ad aspettare  che qualcuno si decidesse a scoprire il nuovo mondo. Nel frattempo il basilico si comsumava in una estenuante attesa cercando invano di abbellire la mensa degli uomini di potere. Attese 1500 anni. In tutto questo gli americani non avevano capito niente del pomodoro: pensavano che fosse un frutto, come i lamponi o le albicocche, e lo sputavano giudicandolo insipido e di brutto sapore. Dicevano che non era dolce, che non era amaro e che quindi non sapeva di niente. Le sue foglie infine, a chi le mangiava, procuravano la pazzia. Fu solo dopo l’avvenuto trapianto nelle terre napoletane, che il pomodoro acquisì la sua ben nota forma di lampadina e si qualificò, non come frutto, ma come INGREDIENTE INDISPENSABILE a trasformare pietanze insignificanti in cibi prelibati. Cosa sarebbero le pizze, i maccheroni, le insalate capresi, le parmigiane di melanzanzane, senza la presenza vivificante del meraviglioso pomodoro?! QUOD FUERIM SINE PUMMAROLAM?! ”

Questa volta non vi propongo una ricetta ma non ho resistito alla tentazione di riportare nel blog uno splendido pezzo scritto dal gradissimo maestro di Napoletanità Luciano de Crescenzo per la “presentazione” di una Bibbia di cucina Napoletano, “Frijenno Magnanno”, curato da un altro gigante della cultura napoletano, “zio Gianni de Bury”.

Il Testo Sacro mi è stato regalato da Nonna Clara secondo una tradizione di famiglia, lo consiglio caldamente a chiunque voglia avvicinarsi ad una cucina dove sapore e sentimenti si fondono perfettamente generando poesia ed emozioni

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